Cinque cose da sapere sull’hashish

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Quando si utilizza il termine “hashish”, sono pochissime le persone che sanno davvero a cosa ci si riferisce. No problem! Nelle prossime righe di questo articolo, scopriremo cinque cose fondamentali da sapere in merito.

Di cosa si tratta?

Cos’è di preciso l’hashish? Una sostanza ottenuta a partire dalla resina di cannabis. Quest’ultima viene separata dalle foglie e sottoposta a procedure di essiccazione e raffreddamento. Lo step successivo vede entrare in gioco il filtraggio. Cosa succede a questo punto? Che, dopo aver fatto cadere i granelli di resina da un setaccio ad hoc, si schiaccia il tutto sia con un approccio meccanico, sia utilizzando le mani, modellando il materiale che ci si ritrova davanti in modo da ottenere un blocco.

Le sue origini

Le origini dell’hashish sono ancora oggi avvolte dal mistero. Di certo in merito al suo passato ci sono però i primissimi documenti storici conosciuti che lo vedono protagonista. A quando risalgono? All’XI secolo. Secondo le teorie più accreditate, l’inizio del suo utilizzo sarebbe da far risalire al X secolo nel contesto della penisola arabica. Da lì sarebbe stato poi introdotto in Paesi come l’Egitto e l’Iraq.

La sua diffusione divenne capillare attorno al XIII secolo in tutta l’area del Medio Oriente. Fu però grazie ai mongoli di Gengis Khan che si cominciò a parlare di un suo utilizzo su scala globale e della popolarità in zone del mondo come la Russia.

Differenze e punti in comune tra hashish e marijuana

Parlare di marijuana e chiamare in causa l’hashish non vuol dire assolutamente riferirsi alla stessa cosa. Esistono senza dubbio diversi punti in comune, ma anche numerose differenze. Per quanto riguarda i primi, ricordiamo che, in entrambi i casi, si ha a che fare con qualcosa di estratto dalle piante di canapa di sesso femminile.

Quando si chiama in causa la marijuana, si inquadra nello specifico la parte vegetale della sopra menzionata pianta. Tutto parte dalla raccolta dei fiori, che vengono successivamente fatti essiccare e commercializzati presso i negozi fisici e gli e-shop autorizzati a norma di legge.

Nelle situazioni in cui, invece, si guarda all’hashish, bisogna considerare dei processi in più. Dopo la raccolta, infatti, è necessario che i tricomi vengano separati, in modo da riuscire poi a ricavare la sopra menzionata resina. Successivamente, arriva il momento dei passaggi che abbiamo elencato nel primo paragrafo e che vedono in primo piano il ricorso al setaccio e la pressione della resina.

Cosa sapere sui livelli di THC

Una caratteristica basilare dell’hashish riguarda i suoi livelli di THC. La concentrazione di questo principio attivo, notoriamente foriero di effetti psicoattivi, può raggiungere anche il 60%. Nel corso degli anni, le piante di partenza sono state manipolate in modo da ottenere il cosiddetto hashish light.

Quest’ultimo è caratterizzato dalla presenza di una percentuale di THC molto bassa, compresa tra lo 0,2 e lo 0,6%. Il valore appena citato è una soglia di tolleranza che, a seguito dell’entrata in vigore della Legge 242/2016, il legislatore ha messo in primo piano consapevole della difficoltà, da parte dei coltivatori, di tenere basso il livello del principio attivo nei propri raccolti.

Tipologie di hashish

In natura esistono diversi tipi di cannabis e, di riflesso, svariate tipologie di hashish. Nell’elenco è possibile citare il charas, ossia l’hashish più diffuso in India. In questo caso, si ha a che fare con un concentrato che viene preparato a partire dalla cannabis non sottoposta a procedure di essiccazione. Da fresca, viene lavorata sfregando tra loro le cime e procedendo alla raccolta meccanica della resina.

Degno di nota è anche l’hashish afgano, proveniente cioè da una terra dove è molto frequente la proliferazione spontanea delle piante di cannabis e la loro esportazione. In questo caso, si lavora a partire da cime essiccate.