Cosa sono gli ETF, tutto ciò che c’è da sapere

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Tra le informazioni più erroneamente diffuse vi è la convinzione che praticare trading comporti un guadagno semplice e doveroso, sebbene non si abbiano conoscenze approfondite in merito. Ciò va assolutamente smentito, soprattutto per evitare di cadere nella trappola dei broker scam che tentano di avvicinare gli utenti offrendo piattaforme di trading automatiche che lavorano al posto loro.

Per praticare trading è infatti fondamentale informarsi e studiare, sia prendendo spunto dalle strategie adottate dai traders più esperti, sia scaricando ebook e webinar da seguire online. Alcune piattaforme consentono inoltre di poter usufruire del Conto Demo e fare pratica circa gli investimenti che riguardano il mercato finanziario, così da aumentare la propria esperienza in merito.

Se vi siete da poco approcciati al mondo del trading e dei mercati finanziari, avrete notato l’esistenza di numerosi strumenti da utilizzare. Per ottenere un profitto da tale attività è importante conoscerli ed analizzarli singolarmente. Tra questi ricordiamo gli ETF, spesso paragonati e/o differenziati dai CFD. In questo articolo cercheremo di spiegarvi nel dettaglio cosa sono, a cosa servono, quali vantaggi offrono ed in che modo adoperano nel mondo del trading online.

Cosa sono gli ETF? Etimologia del termine

ETF è l’acronimo di Exchange Traded Funds, tradotto in Fondi indicizzati quotati. Gli ETF sono infatti fondi di investimento quotati in Borsa con l’acronimo Sicav ed a gestione di tipo passiva. In linea generale, investire in un fondo vuol dire porre il proprio capitale assieme a quello degli altri investitori e lasciando che colui o coloro che lo gestiscono acquisti/no i vari strumenti per investire e da cui dipende l’esito del profitto.

Gli ETF sono caratterizzati dall’obiettivo che hanno di replicare l’andamento degli indici azionari, obbligazionari o quelli relativi alle materie prime. La Borsa Italiana ha dedicato loro un mercato finanziario noto come ETFplus. Per quanto riguarda i Paesi al di fuori dell’Italia, invece, gli Stati Uniti hanno introdotto gli ETF nei titoli a disposizione degli investitori italiani.

Tuttavia non è da negare l’esistenza di fondi indicizzati che acquistano materie prime ed i relativi derivati, noti come ETC. Sia questi ultimi che gli ETF permettono di investire in oro ed altre materie prime mediante l’acquisto di titoli; nel caso degli ETF è persino possibile acquistare oro fisico.

Come funzionano gli ETF?

Come accennato già precedentemente, gli ETF sono fondi indicizzati che adoperano mediante l’impiego di una strategia di tipo passiva. Ciò implica che il loro obiettivo sia quello di replicare l’andamento di un indice o il prezzo di una qualunque asset.

L’ETF utilizzato sul FTSE Mib consente l’ottenimento di un risultato positivo o negativo del medesimo indice di Borsa, a seconda dell’andamento giornaliero dello stesso. Per far sì che ciò avvenga, coloro che si occupano della gestione degli ETF, acquistano quote di titoli di un qualunque indice di riferimento, noti come benchmark. In tal modo il valore dell’investimento replica in maniera perfetta lo stesso identico valore dell’indice replicato.

Acquistando un ETF si ha piena consapevolezza della tipologia di prodotti in cui investire i propri risparmi, a differenza di quanto avviene con i fondi attivi, in cui il gestore dispone di un potere decisionale nell’acquisto dei titoli per l’ottenimento di un profitto. Nel caso degli ETF, dunque, il successo o il fallimento dell’operazione non dipende dalle capacità gestionali del gestore, quanto dall’andamento dell’indice scelto.

Nella maggior parte dei casi l’ETF è situato presso una banca depositaria, la quale in caso di fallimento non è tenuta a rilasciare alcun tipo di credito nei suoi confronti. Ciò dipende dal fatto che l’ETF detiene la propria liquidità sui conti della relativa banca depositaria, motivo per cui recuperarla risulta complicato in caso di fallimento, ancora di più se si desidera farlo in tempi ristretti.

In linea conclusionale possiamo affermare che gli ETF sono iscritti nel registro della banca di cui si è clienti, secondo il nome di chi li possiede. Essa stessa è a sua volta iscritta nel registro dei creditori presso la banca depositaria.

Perché utilizzare gli ETF, quali sono i vantaggi?

Gli ETF sono dotati di una serie di caratteristiche che hanno conferito loro una serie di vantaggi non indifferenti. Vediamo di seguito nel dettaglio quali sono i principali.

Semplicità

Come ripetuto già diverse volte, gli ETF sono strumenti di investimento passivi, utilizzati per replicare in maniera impeccabile l’andamento dell’indice benchmark scelto. In tal modo gli investitori possono esporsi al mercato che più li aggrada – sia esso azionario, obbligazionario, che riguarda le materie prime o altro -, oppure alla strategia più adeguata. Dal momento che è possibile negoziare in Borsa in tempo reale, di conseguenza è possibile acquistare e/o vendere gli ETF come se fossero azioni, mediante l’impiego del proprio broker o della propria banca. In tal senso possiamo dunque affermare che il funzionamento e l’utilizzo degli ETF risulta essere estremamente semplice ed immediato per chiunque, persino i meno esperti.

Adattabilità

Gli ETF, ripetendo quanto detto poc’anzi, possono essere quotati in Borsa in tempo reale e sono privi di scadenza. In tal senso è giusto affermare che l’investitore sia in grado di modulare i tempi dell’investimento a seconda degli obiettivi che si è prefissato, passando dunque dal trading intraday di brevissimo termine a quello di media o grande lunghezza. Definiamo gli ETF adattabili soprattutto poiché il lotto minimo di negoziazione equivale ad una singola quota o azione, il che consente il posizionamento sugli indici globali anche per importi ridotti.

Trasparenza

Uno dei vantaggi principali degli ETF riguarda la trasparenza. Essi, mediante la replica di un indice di mercato, offrono agli investitori la piena consapevolezza del rischio e/o del rendimento che ne ottengono, nonché del portafoglio a cui vengono inevitabilmente esposti. Non solo: l’investitore è oltremodo pienamente consapevole della valorizzazione del proprio investimento in ETF, in quanto gli stessi sono dotati di un prezzo che varia in tempo reale a seconda dell’andamento dell’indice che si è scelti in precedenza.

Convenienza

Così come affermato poc’anzi, è possibile quotare gli ETF con un importo davvero ridotto e ciò avviene proprio grazie alla gestione passiva di tali strumenti, nonché alla quotazione in Borsa che permette di inibire i costi usuali della gestione attiva e della distribuzione. Ciò fa sì che gli ETF siano altamente economici e convenienti, adattabili dunque persino agli investitori emergenti.

Zero rischi

Il patrimonio degli ETF appartiene per legge a coloro che ne posseggono le relative quote o azioni. Ciò implica che lo stessi rimanga intaccato anche in caso di insolvenza delle società incaricate per l’amministrazione, la gestione e la promozione del fondo.

Differenza tra ETF e CFI

Non è raro che gli ETF ed i CFI vengano confusi e scambiati l’un l’altro. Sebbene anche i primi appartengano agli Organismi di Investimento Collettivo del Risparmio (OICR), si differenziano dai secondi per una serie di caratteristiche. In primis per quanto riguarda la modalità di costruzione e gestione del portafoglio: per i fondi comuni è presente un gestore professionista che si occupa di determinare e selezionare i titoli che ritiene vincenti, così che i rendimenti ottenuti possano essere volumizzati.

Per quanto riguarda gli ETF, invece, il gestore non esiste, tant’è che la ricostruzione del portafoglio avviene in maniera automatica mediante la copia della composizione di un listino di riferimento. Facendo un esempio è possibile nominare l’indice S&P 500 di Wall Street e Ftse Mib della Borsa di Milano. Proprio a causa dell’assenza del gestore, gli ETF vengono definiti fondi a gestione passiva e vengono considerati low cost, poiché dotati di costi e commissioni davvero minime, soprattutto se paragonati a quelli richiesti dai fondi a gestione attiva.

In più non è da escludere la presenza di spese amministrative e commissioni di vario tipo, in particolare quelle che riguardano il rimborso e la sottoscrizione. Sebbene si tratti di somme davvero piccole, è importante comunque tenerne conto, al fine di evitare lo spreco della maggior parte dei rendimenti. In linea riepilogativa elenchiamo di seguito le principali differenze tra ETF e CFI.

  • Modalità di acquisto: come abbiamo già visto, se si desidera acquistare o vendere un fondo comune è necessario rivolgersi alla propria banca o ad un qualunque altro intermediario. Gli ETF, a tal proposito, godono del vantaggio di poter essere scambiati in Borsa, proprio come le azioni.
  • Valore della quota: il prezzo degli ETF varia continuamente durante il corso della giornata, differenziandosi dai fondi tradizionali che godono di un valore unico ogni giorno, noto come quota.
  • Tipo di gestione: la maggior parte dei fondi tradizionali è a gestione attiva, a differenza degli ETF che dispongono di una gestione passiva. Ciò implica che non esiste propriamente un gestore, bensì un individuo che si sofferma sulla replica dell’andamento di un qualunque indice di mercato.
  • Costi e commissioni: gli ETF sono così tanto conosciuti e particolarmente apprezzati anche per la caratteristica di disporre di costi di commissione davvero bassi rispetto ai fondi a gestione attiva. Coloro che quotano gli ETF adottano di norma la seguente strategia: proporre un prezzo di acquisto molto basso ed uno di vendita molto alto. La differenza che intercorre tra i due prezzi è nota come spread denaro lettera o spread bid-ask; si tratta di un costo in aggiunta che non va affatto messo da parte.

ETF: su quali indici è possibile investire?

La particolarità degli ETF risiede nella capacità di poter puntare su qualunque tipo di investimento, tant’è che le relative possibilità restano molto vaste. Tra i diversi indici sui quali è possibile investire mediante l’impiego di questi strumenti, vediamo di seguito quelli principali.

  1. Indici azionari settoriali, di cui fanno parte la tecnologia e le telecomunicazioni;
  2. Indici azionari rappresentativi di vaste aree geografiche e/o singoli mercati, compresi quelli emergenti;
  3. Indici azionari fattoriali, tra cui Value e Sixe;
  4. Indici obbligazionari, di cui fanno parte ii titoli di Stato e quelli di società private, interne o esterne che siano;
  5. Indici di società immobiliari;
  6. Indici di Materie Prime.

Quanto costano gli ETF?

Come accennato già precedentemente, gli ETF sono particolarmente apprezzati poiché dotati di costi di commissione nettamente inferiori rispetto a quelli che caratterizzano i fondi comuni. Di norma non superano l’1% e nella maggior parte dei casi si aggirano intorno allo 0,5%. Il valore di tale percentuale varia a seconda dell’area geografica, tant’è che in Europa è pari circa allo 0,27%.

Tuttavia i costi di questi strumenti finanziari non si basano unicamente su queste percentuali, tant’è che ad esse vanno aggiunte le commissioni richieste dagli intermediari finanziari al seguito di ogni operazione, sia essa di acquisto o di vendita. Solitamente l’intermediario principale è la banca. Gli ETF, a differenza degli altri fondi, possono essere negoziati in Borsa, tant’è che le relative quotazioni possono essere vendute ed acquistate allo stesso modo di un qualunque altro titolo azionario.

In linea conclusionale possiamo dunque affermare che il prezzo di un ETF è formato dal valore della quota del fondo stesso e quello dello spread aggiunto o sottratto dal market maker. Questi, noto con l’appellativo di Specialist, è l’intermediario che la Borsa incarica per l’acquisto o la vendita di determinati titoli, nonché per l’applicazione dello spread nel caso in cui non vi è la presenza di altri operatori che desiderano acquistar o vendere ETF. Se così dovesse essere, il prezzo è stabilito da entrambe le parti, sebbene non possa discostare troppo da quello precedentemente stabilito dallo Specialist.

Come investire negli ETF?

Investire negli ETF è sempre possibile, ma bisogna accertarsi di conoscere la metodologia migliore. Vediamo di seguito in che modo è possibile investire in ETF.

  • Mediante l’impiego di un conto titoli: è possibile acquistare gli ETF rivolgendosi alla propria banca o a qualunque altra società di investimento ed utilizzando il relativo codice ISIN.
  • Tramite CDF: la maggior parte dei broker è dotata di un’ampia gamma di CFD, i quali solitamente includono anche gli ETF. Di conseguenza, scegliendo il broker e la piattaforma migliori, è possibile investire in ETF. Prima di procedere all’utilizzo di un broker in particolare è importante accertarsi che sia dotato della licenza CONSOB e che risultino essere economici e convenienti, dotati dunque di zero costi di commissione.

Quali sono i broker migliori da utilizzare per gli ETF

Per utilizzare gli ETF, strumenti finanziari particolarmente utili, è necessario servirsi di un broker affidabile e sicuro, ma soprattutto capace di consentire l’impiego degli stessi. Vediamo di seguito quali sono quelli migliori che consentono di adoperare con gli ETF.

eToro

eToro è una delle piattaforme più conosciute ed utilizzate a livello globale, dotata tra l’atro di una serie di ETF da negoziare, in maniera pratica, semplice e senza alcun bisogno di intermediari. Uno dei vantaggi principali è l’assenza di commissioni fisse, caratteristica completamente differente da quella che riguarda invece la banca tradizionale.

Tra gli innumerevoli ETF di cui la piattaforma è dotata, vi sono quelli che riguardano le materie prime, gli indici obbligazionari, azionari e tecnologici. eToro è uno dei broker più sicuri presenti sul mercato poiché regolamentato ed autorizzato dalla Consob e dalla CySEC.


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Plus500

Plus500 è una piattaforma di trading caratterizzata dalla presenza di numerosi strumenti di analisi, tra cui gli ETF. Questi possono essere negoziati in Borsa in maniera semplice ed intuitiva. Plus500 è particolarmente apprezzata anche poiché dotata di un supporto clienti capace di offrire assistenza in diverse lingue, sia via chat che via email e/o via telefonica.

Differenza tra ETF fisici e sintetici

Tra le tante categorie con cui vengono suddivisi, gli ETF possono essere raggruppati anche in fisici e sintetici. La maggior parte di essi appartiene alla seconda categoria, tra cui Lyxor ed i Db. Gli ETF fisici sono dotati degli stessi indici che necessitano di copiare e godono del vantaggio di esporre l’investitore ad un rischio nettamente inferiore rispetto a quelli sintetici.

Il rischio di perdita, però, è fissato dalla legge ad un massimo del 100%. Tuttavia, se lo swap dovesse superare tale percentuale, viene automaticamente annullato e la banca riconosce un versamento agli ETF. Soltanto se il valore del portafoglio risulta essere maggiore rispetto a quello dell’indice non vi è alcun tipo di fallimento.

Gli ETF fisici sono al contempo dotati della possibilità di offrire i titoli del portafoglio alle banche di affari, le quali li vendono al mercato finanziario. Il guadagno deriva dal fatto che il prezzo di questi titoli scende e di conseguenza nel momento in cui vengono riacquistati e venduti all’ETF, il profitto è maggiore. Quest’ultimo, d’altro canto, ricava il guadagno dalle commissioni, ma perde valore nel momento in cui si dovesse verificare un fallimento della banca.

Quali sono i rischi?

La maggior parte dei rischi che derivano dagli ETF sono collegati al mercato di investimento, motivo per cui quelli di tipo azionario risultano essere più rischiosi di quelli di tipo obbligazionario. In tal senso è importante distinguere gli ETF sintetici da quelli fisici anche per quanto riguarda il rischio di perdita che comportano.

Quelli sintetici sono dotati dello swap, il che implica che la sua controparte possa fallire, comportando delle perdite. Tuttavia lo swap molto raramente arriva a superare il 10% del valore del patrimonio. Per quanto riguarda gli ETF sintetici, invece, i titoli azionari possono essere prestati, il che comporta un eventuale rischio e fallimento per coloro che ricevono il prestito.